Ci risiamo! A distanza di anni ancora una volta ci dobbiamo occupare della nave Jolly Rosso che si spiaggiò sul lungomare di Amantea e precisamente in località Formiciche nel dicembre del 1991. Sono passati 27 anni ed ancora si parla di inquinamento delle acque del fiume Oliva, di radioattività, di rifiuti tossici prelevati dalla nave piaggiata e che poi sarebbero stati interrati lungo il corso del fiume e nei terreni agricoli circostanti, di elevata mortalità e dulcis in fundo di mutazioni morfologiche delle trote che vivono nelle acque del fiume Oliva. La Corte d’Assise finalmente ha emanato la sua sentenza: Tutti assolti. Non solo sono stati assolti i proprietari terrieri della zona altamente inquinata, Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli, Arcangelo Guzzo, ma anche l’imprenditore Cesare Coccimiglio. Il Sig. Coccimiglio era il principale imputato accusato di avere interrato con i propri mezzi e con l’ausilio dei suoi dipendenti i veleni prelevati dalla Jolly Rosso e poi interrati nell’alveo del fiume Oliva. Un verdetto che ha lasciato tutti perplessi e il PM Maria Francesca Cerchiara ha subito impugnato la sentenza facendo ricorso alla Corte d’Appello, perché, evidentemente, i veri responsabili del disastro ambientale ancora non sono stati individuati. Nel corso del processo sono emersi però: l’avvelenamento delle acque e la radioattività del territorio. Le trote del fiume presentano mutazioni morfologiche non riscontrabili in natura e un livello di radioattività nel territorio molto alto. I terreni interessati, tutti terreni coltivati, appartengono non solo al Comune di Amantea, ma anche ai comuni limitrofi di San Pietro in Amantea, Serra d’Aiello e Aiello Calabro.
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Pronto come pochi Paolo Orofino aveva anticipato che per il PM di Nocera Inferiore Giovanni Francesco Izzo non ci sono gli elementi per la riapertura del caso Natale De Grazia.
Sempre Orofino notiziava che il procuratore Giovanni Francesco Izzo ritiene che non vi siano gli elementi che potrebbero giustificare una rivisitazione del caso, chiuso quindici anni fa e per questo ha presentato al gip una richiesta di archiviazione rispetto ai dati contenuti nella perizia medico-legale inviatagli dalla commissione parlamentare.
Il PM ha dichiarato «La conclusione a cui sono pervenuto in realtà è contenuta nella stessa consulenza, laddove si afferma esplicitamente che da un punto di vista medico-legale il caso deve essere considerato chiuso».
In sostanza secondo il procuratore la relazione del consulente medico legale della Commissione parlamentare di inchiesta sui ciclo dei rifiuti «rappresenta una situazione di fatto contrassegnata dalla più totale incertezza e, per di più, irrimediabilmente lontana da ogni possibilità attuale di concreto accertamento».
Sulla notizia ritorna Legambiente la quale dichiara che si tratta di “Una scelta affrettata e assai discutibile che lascia francamente sconcertati».
Dichiara Nuccio Barillà, della segreteria nazionale di Legambiente «L'orientamento del procuratore Izzo, che ci auguriamo non venga accolto dal gip è stato espresso senza aver ancora ricevuto la relazione conclusiva della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti dedicata al caso De Grazia, approvata lo scorso 5 febbraio. Nella relazione, oltre al contenuto della perizia medico-legale (che smonta le conclusioni di morte naturale e avanza l'ipotesi di un decesso causato da sostanze tossiche, anche se non più accertabile), viene delineato, attraverso episodi precisi e circostanze dettagliate, il clima di pressioni, minacce e di esposizione in cui operava il pool, di cui Natale De Grazia era il motore investigativo, poi smembratosi dopo la sua morte. Allegata alla relazione vi è tra l'altro una mole impressionante di documenti, finalmente desecretati, che possono essere in ausilio nuovo e importante al lavoro dei magistrati».
Insiste anche Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente «Per quanto difficile possa essere, dopo tanti anni è dovere dello Stato tornare a indagare in modo approfondito, sulla base di nuovi indizi, su quella tragica morte, sul contesto entro cui è maturata e sui motivi che l'hanno ispirata, per tentare di giungere finalmente alla verità. Ci auguriamo che il giudice per le indagini preliminari, a cui tocca pronunciarsi sul caso, rigetti la richiesta d'archiviazione e disponga l'approfondimento delle indagini, a cominciare dall'acquisizione della Relazione conclusiva sul caso De Grazie e di tutti gli allegati. In questa vicenda pesano, secondo la stessa Commissione, superficialità, inadeguatezze, errori che hanno condizionato gli esiti della stessa perizia medico-legale e che richiedono oggi il massimo del rigore».
Non resta che attendere.
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